"A casa non s'arriva mai, ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra" (H.Hesse)

martedì 28 giugno 2016

Amori&Lavori in corso – Confettura di albicocche facile facile (e light)


C’era una volta, ma poi è crollato.
Era anche bello e armonioso nella sua forma semicircolare, ma dopo che l’amato bene ci si è appoggiato con la leggiadria e delicatezza che gli sono propri, il vecchio barbecue è miseramente franato su un fianco rimanendo irrimediabilmente deturpato.
Un moncherino ancora buono per rosolare bistecche e salsicce ma certo inguardabile.
Abbatterlo è stata la naturale conseguenza.
Decidere di progettare e costruirne ex novo uno in muratura, tutto da solo, il folle progetto della sua mente inquieta.
Notti insonni, ricerche in internet, quaderno di appunti su come procedere passo passo.

Che mica è un muratore lui, tantomeno un geometra, un architetto o uno di quei mestieri lì insomma.
Lista dei materiali utili.
Giri per smorzi e rivenditori di materiali edili per reperire tutto il necessario.
Ghiaia, sabbia, cemento, maglia elettrosaldata, foratini, mattoni refrattari (tutto buono per appoggiarci sopra altre piante...).
E finalmente entro inscena io, per la parte più rilevante e densa di fatica: come lo vuoi? Che forma gli diamo? Come lo rivestiamo?
La fantasia s’è sprecata,  e dopo aver tirato fuori un’idea più stramba e irrealizzabile dell’altra, roba che manco Gaudì avrebbe potuto partorire tanto, sono ridiscesa in terra.
(vabbè, e allora se quello ‘nse po’ fà, quell’altro nemmeno) Lo voglio bianco, intonacato, solo qualche inserto di mattoncini qui e là e con maioliche siciliane sul piano di lavoro.
Possibilmente un paio di archi a ingentilirne la linea.
Ecco, tutto qua, mica chissà che.
Ed è arrivato perfino il progetto fatto sul computer dell'ufficio e  fotografato col suo cellulare di ultima generazione, perchè siamo gente tecnologicamente avanti noi.
È sugli archi che ci siamo un po’ arrovellati, che mica è semplice farli.
Tuttavia s’è ingegnato, che almeno quelli me li doveva concedere.
Sennò a tirar su quattro pareti di foratini sarei stata capace pure io.
A parte passare al vaglio ogni cassonetto nei paraggi per reperire pezzi di legno abbandonati abbastanza flessibili da poterci creare una centina (e ripiegare alla fine su provvidenziali e utilissime cassette della frutta col fondo di compensato), da lì sono stati calcoli ingegneristici e formule chimiche a non finire, per definire innanzitutto la base

Un compasso rudimentale ma efficace, approntato lì per lì.

Qualche taglio

E il modello di arco in cui fare la colata di cemento è pronto!
Così come, dopo pochi giorni, l'arco stesso:
Un acquisto fondamentale: la carriola.
Per trasportare materiali ma soprattutto per impastare il cemento.
A mano naturalmente, che la betoniera costa troppo e poi una volta finito dove la mettiamo?
In un giorno di vento implacabile e sole a sprazzi partono i lavori e la posa della prima pietra.
L’apertura del primo sacco di cemento, spazzato via dal vento, me ne fa ritrovare almeno metà depositato su mobili, pavimento, e ogni superficie di casa.
Ma sorvolo, che la posta in gioco è il barbecue nuovo di zecca (con annessa legnaia) e super personalizzato.
Piano piano lo scheletro viene su.

La forma (con tanto di arco) comincia a farsi vedere.
La soddisfazione a crescere smisuratamente
(poi che oltre a essere carino regga anche è un dettaglio da verificare in futuro)
In tutto ciò, l’amato bene ha avuto due validissime aiutanti.
Anzi tre, se consideriamo che a un certo punto sono stata chiamata a sedermi sull’asse di legno per tenerla ferma mentre lui armeggiava con il seghetto elettrico, roba che lo show mondiale di magia a noi ha fatto un baffo! (e sono già molto grata di non essere stata infilata in una scatola per poi venire tagliata in due).
Quanto alle altre due vallette, dotate di quattro zampe e casetta mobile, non lo hanno abbandonato un attimo.
Nemmeno quando doveva fare la colata di cemento e il suo timore più grande era potesse finirci sopra qualche lucertola, figuriamoci piantarcisi dentro una tartaruga.
Nemmeno quando ha dato corpo al massetto e di nuovo nessuno ci sarebbe potuto transitare sopra fino a quando non fosse stato completamente asciutto.
Ma Adalgisa, scaltra e sollecita, quasi come obbedendo a un richiamo, ha fatto una corsa partendo dall’aiuola più lontana.
Ha guadagnato terreno con sprezzo del pericolo e velocità inusitata.

Poi, scavalcando con un agile balzo la livella abbandonata a terra, si è fiondata dritta sulla piattaforma colata di fresco.

Io questa l’ammazzo eh, te lo dico! – sbotta lui recuperandola un attimo prima che quella inizi la sua faticosa salita del gradino ancora molle.
Mettila nel vaso grande e liberala solo quando si sarà asciugato – suggerisco rassegnata
Lo fa.
… per poi correre a liberarla nemmeno mezz’ora dopo.
Mi faceva pena lì dentro, sta scema – è la sua risentita motivazione
(Lei, eh?).
A questo punto dovrei esortarlo a non lamentarsi, ma penso al modo in cui si stanno svolgendo questi lavori.
Lui va verso il tubo dell’acqua: le tartarughe subito dietro.
Lui si sposta verso i sacchi di cemento ed ecco che se le ritrova lì in mezzo.
Lui si siede a terra e quelle corrono al suo cospetto.
Lo vedi che ti vogliono bene? vogliono stare sempre con te
E non è una passione a senso unico.
Arriva qualche coppia di amici con bambini piccoli: lui nasconde le tartarughe
(sono troppo scatenati, potrebbero far loro del male)
Torna a casa la sera: le cerca entrambe per accertarsi che non stiano languendo a zampe per aria.
Annaffia il giardino: ha cura di verificare dove si siano semi-interrate a dormire, per evitare di bagnarle.
E così, tra premure sottobanco, celle di sicurezza e recuperi in extremis, insieme ai progressi del barbecue che viene su, sento crescere e radicarsi giorno per giorno, un amore immenso che fa capolino dietro a insulti, recriminazioni, colpevolizzazioni: tutto, pur di non ammettere che lui, queste tartarughe che nemmeno voleva, le ama alla follia.

@@@@@@@@@@


Chiariamoci: questa confettura qua non è nemmeno paragonabile all’impresa titanica della marmellata di kumquat dello scorso inverno. E nemmeno a tutte le confetture speziate, fantasiose e originali che vedo circolare in rete. Anche perché è fatta solo di albicocche, e soprattutto con l’ausilio della polverina magica. Quindi  non è nemmeno una vera e propria ricetta, semmai il modo più facile per farsi riconoscere definitivamente come la più sciatta foodblogger del web.
In realtà però io una confettura con la pectina non l’avevo mai fatta, non ne conoscevo la comodità e la magia intrinseca. Poi ho trovato questa (non è uno sponsor, non sono pagata dall’azienda in questione, non faccio pubblicità dietro compenso): pectina di frutta, senza glutine, con rapporto zucchero/frutta di 3:1, vale a dire solo 350 gr di zucchero per un chilo di frutta. Una scoperta. 
Che poi, volendola più dolce si può utilizzare anche l’altra formula 2:1 che prevede l’utilizzo di 500 gr di zucchero.
Io poi ho usato zucchero di canna. Più una pentola di terracotta, albicocche del mio albero e ottenuto, nel giro di un paio di giorni, una scorta di marmellate per i prossimi 3-4 inverni.
Siccome poi, tra scambi di albicocche, chiacchiere e ricette con la vicina di casa mi è stato chiesto come l’ avessi fatta, ho ritenuto un dovere morale condividerla e fissarla per bene su queste pagine a futura memoria e per tutta la frutta estiva che sta arrivando…

Ingredienti (per 3 barattoli da 275gr)
1 kg di albicocche al netto degli scarti
350 gr di zucchero di canna
1 bustina di FruttinCasa S.Martino 3:1

Procedimento
Lavare e asciugare le albicocche, denocciolarle e tagliarle in quattro pezzi. Raccoglierle in una pentola con lo zucchero e la bustina mescolando appena. Mettere la pentola sul fuoco, portare a ebollizione e far cuocere per 5 minuti da quando inizierà a bollire. Eliminare eventuale schiuma che si sarà formata, lasciare intiepidire appena e versare ancora calda nei barattoli (precedentemente sterilizzati), fino all’orlo. Chiuderli, e disporli capovolti, coprendoli con una coperta o un panno di lana fino a quando non saranno completamente freddi.

N.B.: il composto apparirà abbastanza liquido, ma si addenserà ancora un po' una volta freddo. In ogni caso il risultato sarà una confettura morbida e facilmente spalmabile.


Per sterilizzare i barattoli: disporli, insieme ai coperchi, su una teglia ricoperta di carta forno. Metterli nel forno a 130° per circa 20 minuti, dopodichè spegnere il forno e lasciarli dentro fino al momento di riempirli (anche loro dovranno essere caldi in modo da non creare uno sbalzo termico che potrebbe farli rompere)

10 commenti:

  1. Ma che bello il nuovo progetto :-) spero di essere invitata all'inaugurazione :-P ma ancora più degno di nota è quest'amore che è sbocciato e si rafforza giorno dopo giorno...è successo lo stesso tra me e la mia gatta, non la volevo, mio marito me l'ha portata a casa e a poco a poco siamo diventate indispensabili l'una x l'altra ^_^ certo con le tartarughe è un'altro paio di maniche, probabilmente ha dei geni di San Francesco :-P
    Cmq anch'io sono spesso stata tentata da questa "polverina magica" e mi sa che quest'anno cederò anch'io, soprattutto con i fichi (l'anno scorso è stato un massacro...)
    Buona settimane e buon proseguimento :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ho ceduto per quello Consu: una vagonata di albicocche tutta insieme che non sapevo più dove metterle e di passare giornate intere a rimestare nei pentoloni della !marmellata non avevo voglia né tempo. Così ho usato la polverina magica. Tanti baci a te buon fine setimama

      Elimina
  2. Ma che soddisfazione costruirsi il barbecue da soli! E complimenti, perché è bellissimo!
    Mi sa che molti hanno questo genere di assistenti, seppure di razze diverse. Devono partecipare, come membri della famiglia :-)
    Le albicocche sono uno dei miei frutti preferiti. Aprire d'invero un barattolo di confettura è una vera coccola.

    Fabio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io spero che queste marmellate ci arrivino all inverno caro Fabio perché già ne abbiamo fatte fuori 3 barattoli! Un abbraccio a voi che siete in quei posti meravigliosi al fresco!

      Elimina
  3. Wow... sia per il barbecue "work in progress" che per la marmellata... io adoro le albicocche e giusto l'altro giorno mentre le mangiavo ho pensato alla marmellata... seguirò sicuramente la tua ricetta, come si dice mi capita proprio a fagiolo!!!! Buon weekend cara :-)

    RispondiElimina
  4. Che bella storia Luna e che bel forno a legna.... non vedo l'ora di vederlo finito!!! Siete bravi! Baci da Philadelphia! <3

    RispondiElimina

Grazie della visita, lascia un segno del tuo passaggio, sarò felice di risponderti

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...